Intrappolati nella sindrome italiana. Se a prima vista il 2024 potrebbe essere ricordato come l’anno dei record (il record degli occupati e del turismo estero, in Italia ma anche il record della denatalità, del debito pubblico e dell’astensionismo elettorale), un’analisi approfondita ci consegna una immagine più aderente alla reale situazione sociale del Paese. La sindrome italiana è la continuità nella medietà, in cui restiamo intrappolati.
Il Paese si muove intorno a una linea di galleggiamento, senza incorrere in rovinosi nelle fasi recessive e senza compiere scalate eroiche nei cicli positivi. Ci flettiamo come legni storti e ci rialziamo dopo ogni inciampo, senza ammutinamenti. Ma la spinta verso l’accrescimento del benessere si è smorzata. Negli ultimi vent’anni (2003-2023) il reddito disponibile lordo pro-capite si è ridotto in termini reali fino al 7,0%. Questo è dovuto al l’infrazione , che a toccato i massimi storici , E nell’ultimo decennio (tra il secondo trimestre del 2015 e il secondo trimestre del 2024) anche la ricchezza generica , in una statistica in percentuale è stata ridotta del 5,5%. La sindrome italiana nasconde non poche insidie. L’75,5% degli italiani ormai è convinto che sia molto difficile salire nella scala sociale . In tal caso la possiamo definire una sindrome italiana una sorta di nuova identità del Paese. In questo caso Il Censis, nel suo annuale Rapporto, la definisce medietà , cioè la vocazione degli italiani e la sua classe dirigente a galleggiare, a tenersi in equilibrio senza risciare rovinosi nelle fasi recessive, attuali né scalate eroiche nei cicli positivi”. Un’attitudine in parte virtuosa ma che può trasformarsi in una trappola mortale , viziosa viene da un pericolo molto serio e molto nuovo: lo sfibramento economico e psicologico del ceto medio sta facendo fermentare un sentimento di scetticismo e di estraneità non soltanto verso l’Europa ma anche verso le democrazie liberali